mercoledì 30 aprile 2008

ROSSANO:TERRA DI IMMIGRAZIONE E DISCRIMINAZIONE

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di Gianfranco Lefosse

Nell’attuale fase storica di apertura/eliminazione delle frontiere, in tutto l’Occidente, si assiste al fenomeno del movimento migratorio che appare destinato ad intensificarsi. Il problema ha valenza internazionale, ma la sua entità è avvertita soprattutto in Italia e maggiormente in Calabria dove si assiste non di rado a sbarchi di clandestini sulle nostre coste, terra la nostra che da paese tradizionalmente di emigrazione, negli ultimi tempi è divenuta terra d’immigrazione. Al contrario degli anni cinquanta e sessanta, i governi e le istituzioni non si trovano più a regolare l’entrata dei lavoratori stranieri, ma piuttosto a regolare flussi spontanei e non programmati, il cui impatto risulta decisamente più problematico. Tale flusso di stranieri si avverte in maniera evidente anche nella nostra città, dove la presenza migratoria si presenta estremamente variegata e diversificata ma comunque tutta legata all’unica possibilità di inserimento lavorativo offerta dal nostro territorio a questi stranieri, e precisamente la possibilità di lavorare nei campi come braccianti agricoli. Da qui nasce l’esigenza di attivare nella nostra città politiche di accoglienza e di integrazione, nonché interventi ad hoc da parte degli attori locali. Una volta giunti nelle nostre terre, a causa dei pregiudizi, gli stranieri sono spesso oggetto di discriminazione. Il lavoro a cui tanto aspirano o che gli è stato promesso si rivela una farsa anche perché la nostra regione ha un tasso di disoccupazione elevato. Il lavoro manca per gli stessi calabresi e quindi gli stranieri si devono “accontentare” di lavori al limite dello sfruttamento. Sono molti a Rossano i polacchi, rumeni e tanti altri di varie nazionalità dell’est e del nord Africa, che vanno a svolgere lavori che ormai noi cittadini sembra che non vogliamo più svolgere. Vengono “sfruttati” per la raccolta delle ulive, degli agrumi e dei prodotti ortofrutticoli, ma il fatto più grave è che la loro giornata lavorativa non ha mai fine. Infatti partono per lavorare la mattina alle quattro per terminare il lavoro addirittura a tarda sera e questo per pochi soldi che a volte non bastano neanche per sopravvivere. Alcuni di loro interpellati, mostrando le loro mani rovinate e piene di calli per l’intenso lavoro, commentano ”Siamo venuti in Italia per cercare un po’ di fortuna ma tutti ci guardano sempre con diffidenza come se fossimo i peggiori criminali, invece siamo gente che sgobba dalla mattina alla sera per pochi soldi. Chi ci da lavoro pretende da noi il più del dovuto e mi fermo qui per non dire altro”. La loro difficoltà sta anche nel trovare un tetto sotto il quale dormire e quando lo trovano sono costretti a dover sopportare una situazione precaria per la condizione fatiscente delle “abitazioni”. In queste ultime si ritrovano a convivere con molti altri disperati in spazi insufficienti. “Ci affittano le case per molti soldi e ci fanno ammassare come se fossimo degli animali. Siamo scappati dal nostro paese perchè soffrivamo la fame, ma poi qui la situazione non sembra migliorare di molto. Ciò che ci da fastidio di più sono gli sguardi di quelle persone che nonostante abbiano vissuto sulla loro pelle il dramma dell’immigrazione sembrano aver rimosso il passato non riuscendo a capire la nostra situazione”.

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